Sostenibilità

Calcio e sostenibilità: l’impatto glocale del Forest Green Rovers

Le iniziative degli inglesi, riconosciuti dalla FIFA come il “club più green al mondo”, sono ben note. Ma quale il reale impatto delle loro azioni sia sul territorio che per l’intero ecosistema calcio? Una ricerca ha provato a rispondere questa domanda.

Di Valentino Cristofalo - This MARKETERs Life -

La maglia ricavata dai chicchi di caffè, Il nuovo stadio completamente costruito con materiale eco friendly, Il calciomercato influenzato da scelte ambientali. Solo alcune delle iniziative che hanno reso celebre il Forest Green Rovers (FGR), società di terza divisione inglese, che la FIFA ha indicato come esempio numero uno al mondo del connubio tra calcio e sostenibilità ambientale.

Il nome del club neroverde è, anche per questa etichetta, ben noto non solo tra gli addetti ai lavori, in patria e fuori. Ma qualè il reale impatto di questo impegno? Quali le evidenze che questo approccio innovativo e per certi versi estremo stanno effettivamente contribuendo a promuovere un cambiamento positivo sia nella comunità locale che in quella calcistica?

The Club on the Hill

La risposta ha provato a darla uno studio congiunto tra quattro università britanniche (Cardiff, Liverpool, Birmingham e Bedford). Gli autori, che per un paio di anni hanno “vissuto” all’interno del club per investigare su questo modello, hanno provato a raccogliere dati ed evidenze per capire in che misura le azioni del Club impattasse sulla percezione, comportamenti e azioni dei suoi principali stakeholder.

È emerso come il Forest abbia completamente rivoluzionato e ridisegnato il modo di intendere la sostenibilità ambientale come club di calcio, diventando un laboratorio di idee e pratiche per il cambiamento green, realizzate principalmente a livello locale ma con un respiro dal potenziale globale.

Leadership Ideologica

I risultati emersi dallo studio hanno permesso di individuare quelli che possono essere definiti gli “ingredienti” della ricetta Forest Green Rovers. Ingredienti magistralmente selezionati e amalgamati da Dale Vince, visionario proprietario del club la cui influenza gioca un ruolo davvero determinante. Una presenza che lo stesso studio definisce in qualche modo “negativa”, perché molto personale e coinvolta, ma sicuramente d’impatto, contribuendo a dare forma ad un “giocattolo” che rispecchia i principi da lui stesso voluti e professati, e sicuramente funzionante.

Pur estrema, come detto, questa leadership illuminata è indicata come una delle chiavi dell’ impegno globalmente riconosciuto del FGR, sottolineando in qualche modo l’importanza di una guida forte che dal vertice sia in grado di prendere decisioni che poi possano di riflesso dare forma ad un contesto capace di avere, in conseguenza, un’influenza positiva su chi ne vive e sperimenta le dinamiche. Un monito anche per chi, nel nostro calcio, ha intenzione di intraprendere questo percorso?

Partner

Un secondo elemento caratteristico del fenomeno Forest Green è la presenza e la successiva visibilità data ai partner commerciali (locali o legati a tematiche di sostenibilità).

Un fattore che la ricerca ha riconosciuto essere un tratto distintivo chiaro dell’impegno del Club, determinante per il messaggio che vuole mandare, sulla base di quello che lo studio stesso ha definito “sponsorship code of conduct”. Una filosofia che, sempre secondo gli autori, sembra in qualche modo rafforzare la posizione di entrambi le parti, acquisendo autenticità nel proprio impegno sostenibile.

Scelte “estreme”

Rimanendo parzialmente in tema, una delle scelte più estreme di questa filosofia è sicuramente quella legata alla dieta vegana che viene “imposta” a giocatori, staff e tifosi, che trovano solo questo genere di prodotti nelle strutture del Club. Tuttavia, dalla ricerca è emerso un certo supporto da parte di tutti i suoi stakeholder, tutt’altro che contrari a questa scelta, alla quale anzi stanno gradualmente abituandosi portando questi comportamenti anche fuori dalla bolla FGR:

“Alcuni giocatori si stanno trovando bene con questa dieta…e per molti sta diventando un’abitudine adottata anche fuori dalle strutture del club”

Inoltre, è stato evidenziato dagli autori come sia comune tra gli intervistati associare a ciò anche benefici che questi possono comportare per il pianeta:

“Non sono vegano e non credo lo diventerò, ma sono convinto che queste soluzioni siano sicuramente favorevoli per l’ambiente, e credo sia davvero grandioso (che il club abbracci certe politiche, ndr)”

Dimostrazione, insomma, dell’influenza e dell’impatto che il Club riesce ad avere anche nel quotidiano.

Approccio sistemico

La cosa ulteriormente positiva è che questo effetto riguarda non solo il tema del cibo sostenibile, ma toccherebbe anche altre aree di intervento nel quale il club è impegnato, dall’energia pulita alle soluzioni per rendere il terreno di gioco organico.

In altre parole, la combinazione di più iniziative green avrebbe il potere di rendere ancora più credibile l’impegno del Club agli occhi degli stakeholder, rafforzando l’impatto che questo ha su di loro in diverse aree legate alla sostenibilità ambientale:

“I tifosi sperimentano e vedono varie cose, dal cibo alle colonnine di ricarica, e rimangono incuriositi. Piccole cose che però possono avere un impatto importante”

Un passaggio interessante per tutti coloro vogliano intraprendere un percorso simile, con queste evidenze che suggeriscono come tale impegno abbia più possibilità di essere efficace se associato ad un approccio completo e complesso della questione.

Sostenibilità a tutto tondo

Quella ambientale non sembra comunque essere l’unica dimensione della sostenibilità in cui il Forest Green sta cercando (con successo) di imporre il proprio marchio. L’idea è infatti quella di essere un club aperto e inclusivo, sicuro per le famiglie e vicino ai più giovani. Giovani a cui sono dedicate moltissime iniziative in questo senso, alcune delle quali li vedono come veri e propri ambasciatori di messaggi di tolleranza e fratellanza.

Qualcosa che lo studio ha riconosciuto essere, insieme alle attività promosse sul territorio attraverso il programma in the community, particella dell’atmosfera che si percepisce solitamente durante il match day, e che pare stia intaccando la percezione comune tra i tifosi:

“Ho la sensazione che i fan con cui parlo siano felici e orgogliosi di sostenere un club votato alla causa ambientale. È la dimostrazione che una società calcistica può essere gestita in maniera green, e può agire a livello valoriale su chi la segue”

Un trend che vediamo positivo in molteplici direzioni: diversificandosi la platea di tifosi, infatti, aumentano le possibilità di intercettare e coinvolgere vari anche per quel che riguarda le iniziative a sfondo ambientale. E guardando nello specifico alla Gen Z, che sappiamo essere vicinissima a certe tematiche sociali, la combinazione tra partecipazione attiva e percezione diffusa dell’impegno green del club può davvero avere un effetto significativo.

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