Work - Reloaded

La leadership vulnerabile: il potere dell’autenticità

L'immagine del leader ci riporta ancora a una figura forte e imperturbabile. Ma una nuova ricerca ha evidenziato un nuovo modello di leadership: meno machismo e più vulnerabilità. Accettare le proprie insicurezze rafforza le relazioni e crea un ambiente di lavoro positivo. Ma quali sono le reali conseguenze di queste nuove forme di leadership? Cosa significa vulnerabilità nella leadership?

Di Manuela Travaglini - Head of International Relations Assoholding

Quando pensiamo ad un leader, l’immaginario ci riporta ancora troppo spesso ad una figura forte e imperturbabile che ha tutte le risposte e non mostra mai debolezze. Ricerche recenti, congiuntamente ai nuovi valori delineati dalla pandemia, hanno però ora fatto emergere un nuovo modello di leadership, fatto di minore machismo e più vulnerabilità, mettendo in luce come quest’ultima rappresenti il nuovo tratto chiave dei leader di successo.

Accettando le proprie insicurezze, i dubbi e le debolezze, i leader possono infatti costruire relazioni più durature e solide, creare un ambiente di lavoro positivo, e ispirare gli altri a dare il meglio di sé. Vulnerabilità, in questo contesto, non significa debolezza, ma al contrario flessibilità, apertura al cambiamento e capacità di instaurare un dialogo produttivo con il proprio team: mostrando il nostro lato più umano e dicendo sempre la verità, anche quando questa potrebbe metterci in cattiva luce.

Mostrarsi vulnerabili, o quello che potremmo definire l’elogio dell’imperfezione, ispira infatti anche il resto del team a correre dei rischi, a sperimentare senza paura di fallire, ad abbracciare l’incertezza come una sfida favorendo la propensione ad innovare. Una leadership vulnerabile farebbe aumentare la cultura della fiducia all’interno del team, ma anche il livello di empatia, con conseguenti benefici su impegno, produttività, e, più in generale, soddisfazione sul lavoro.

Peraltro, a trarne beneficio sarebbe anche e prima di tutto il leader stesso: riconoscere i propri limiti riduce lo stress ed il rischio di burnout, creando un ambiente più sereno anche per tutti i membri del team, che sarebbero più ispirati a raggiungere gli obiettivi comuni.

Naturalmente, la vulnerabilità nella leadership non è priva di sfide. Peraltro, il concetto di leadership vulnerabile può sembrare controintuitivo, ma sta diventando sempre più riconosciuto come un asset dei leader di successo. Ad abbracciare il trend, portato prepotentemente alla ribalta dal bestseller di Brené Brown Dare to Lead, da ultimo, anche HR Digest, la bibbia degli addetti alle risorse umane, che in un recente approfondimento dedica ampio spazio al tema.

Cosa significa, dunque, la vulnerabilità nella leadership? Il leader vulnerabile non ha paura di sbagliare, e di ammettere o condividere i propri errori o le proprie emozioni, di chiedere un feedback ai propri collaboratori, di essere aperto a nuove idee, perché sa che solo così si crea un team unito. Mostrando la propria vulnerabilità si riusciranno a stimolare:

Fiducia: è più probabile che le persone si fidino di chi è disposto ad ammettere di non sapere tutto ed è aperto al feedback e alla collaborazione che di chi non ammette repliche ed ha sempre tutte le risposte.

Collaborazione e creatività: come detto, quando le persone si sentono rispettate e valorizzate per le loro vulnerabilità, diventano più brave a lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni. Questo perché la vulnerabilità crea un senso di sicurezza che incoraggia le persone a rischiare e a sperimentare nuove idee, portando a una maggiore creatività e quindi generando innovazione.

Resilienza: è giusto chiedere aiuto e imparare dagli errori. La resilienza consiste nella capacità di adattarsi, imparare e crescere di fronte alle sfide e alle avversità, e ciò richiede la consapevolezza delle proprie lacune e debolezze. Abbracciando le proprie vulnerabilità, i leader ispirano i loro team a fare lo stesso e a diventare più resilienti di fronte al cambiamento e all’incertezza.

Senso di inclusione ed appartenenza: la leadership vulnerabile contribuisce anche a un’esperienza umana più positiva sul lavoro, e questo porta a livelli più elevati di coinvolgimento dei dipendenti, di soddisfazione sul lavoro e di benessere generale. Creando un ambiente di lavoro che valorizza l’autenticità e rispetta le differenze individuali, i leader vulnerabili contribuiscono a creare una cultura di apertura e sostegno reciproco. In conclusione, i benefici della leadership vulnerabile sono numerosi e potenti. I leader che abbracciano la vulnerabilità sono in grado di ispirare fiducia, favorire la collaborazione e la creatività, promuovere la resilienza, migliorare l’esperienza umana sul lavoro e aumentare la salute mentale e il benessere generale. Per questo motivo, la leadership vulnerabile sta diventando sempre più riconosciuta come una componente determinante di una guida efficace nel mondo odierno in rapida evoluzione. Sembra un tema nuovo, ma in realtà Steve Jobs lo aveva capito già molti anni fa, quando disse: “Non ha senso assumere persone intelligenti e poi dire loro cosa fare. Noi assumiamo persone intelligenti in modo che possano dirci cosa fare”: quando la piramide si capovolge, a beneficiarne è prima di tutto chi un attimo prima era al vertice.