The Great Resignation, quel fenomeno globale che dal 2021 identifica l’ondata di dimissioni volontarie dal proprio lavoro, non mostra segni di rallentamento, ridefinendo l’idea stessa del “posto di lavoro” come era inteso prima della pandemia.
Dal lavoro oggi si cerca di più: stipendi più alti, benefit, work-life balance, ma soprattutto un ambiente Purpose-driven. Lavorare non è più solo un modo per guadagnare uno stipendio, ma deve tradursi nel sentirsi parte di un progetto, nel ricevere una gratificazione individuale mentre si persegue un obiettivo comune.
E questo sposta l’attenzione sui datori di lavoro: nel definire il proprio Purpose, meglio concentrarsi sulle Persone o sui Profitti?
Anche quest’anno Forbes ha appena pubblicato la sua classifica annuale World’s Best Employer: è il risultato di un’indagine fatta su più di 150.000 dipendenti sparsi in 57 Paesi, e nella top 20 troviamo colossi come Ferrari, Apple, Microsoft, Samsung, Amazon, IBM. Aziende che come noto comparirebbero anche nella classifica delle più profittevoli.
Il Great takeaway? People and Profit non si escludono a vicenda, ed anzi le aziende che investono sugli individui (People) sono quelle che aumentano il proprio profitto (Profit). Sono le Persone che generano il Profitto. Concentrarsi sulla felicità dei propri dipendenti porterà gli stessi a tessere relazioni profittevoli con i clienti, con gran soddisfazione anche per gli investitori. Il punto di partenza, sono dunque sempre le Persone. Ma come? Cosa fanno di diverso dalle altre queste società virtuose, per le quali è un piacere lavorare?
Dopo uno studio durato 3 anni, Michael O’Malley lo aveva già anticipato nel 2019, traducendo in uno scritto per Harvard Business Review, la “great company culture” nei 5 punti che seguono:
- Mettere le persone al primo posto: le aziende migliori danno alle persone soddisfazione di vita, non solo di lavoro.
- Aiutare i lavoratori a trovare e perseguire le proprie passioni – perseguite la mobilità tra i ruoli, fategli scoprire in cosa eccellono, e li farà sentire fortunati di lavorare con voi.
- Connettere i dipendenti a livello personale: festeggiandone i compleanni o le nascite dei figli, organizzando eventi in comune, dal cinema allo sport alle cene d’estate con le famiglie, creando un senso di appartenenza ad una comunità.
- Dare alle persone la possibilità di essere padrone del proprio lavoro – consentendogli di controllarne alcuni aspetti: think and act like owners li farà concentrare su quello che si può fare e non su cosa non si può, stimolando la creatività e l’innovazione.
- Creare uno spazio in cui le persone possono essere se stesse – le persone che si comportano secondo i propri valori hanno un’etica del lavoro più solida.
In generale, conclude O’Malley “Le organizzazioni che abbiamo studiato si sono date le migliori possibilità di successo riconoscendo l’essere umano come il cuore dell’ambiente di lavoro, l’elemento che fa funzionare tutto il resto”.
Focus on Purpose, Peolpe and Profit? Forse. Ma ancor più: People, People, People.
E’ quello di cui deve essere consapevole ogni leader per avere successo: “Nel vostro business non succede nulla senza persone – insegna John Spence – Niente. Ecco perché trovare, far crescere e sostenere persone di talento deve essere un obiettivo primario della vostra organizzazione. (…) To repeat. It’s all about people, people, people”.