Sostenibilità

Alla ricerca della felicità

Un'indagine condotta da BambooHR, software per la gestione delle risorse umane, ha sollevato preoccupazioni riguardo al wellbeing dei lavoratori, svelando che la soddisfazione sul lavoro è in calo costante, con una netta accelerazione di tale tendenza nell'anno in corso.

Di Manuela Travaglini - Avvocato, Head Of Sustainability Observatory Assoholding

Una Nuova Ricerca rivela: l’infelicità dei lavoratori è in aumento.

Un’indagine condotta da BambooHR, software per la gestione delle risorse umane, ha sollevato preoccupazioni riguardo al wellbeing dei lavoratori, svelando che la soddisfazione sul lavoro è in calo costante, con una netta accelerazione di tale tendenza nell’anno in corso.

Questi dati indicano che, nonostante la fine della pandemia, i lavoratori si sentono più infelici rispetto all’apice dell’emergenza sanitaria, con un sentimento diffuso di rassegnazione e di apatia. “La maggior parte dei dipendenti – si legge nel rapporto – accetta semplicemente che il morale stia peggiorando”.

Cosa ancor più grave, non si tratta di un dato isolato ma il risultato di uno studio di portata rilevante: infatti, durante il periodo che va da gennaio 2020 a giugno 2023, è stato preso in considerazione  un campione di quasi 60.000 dipendenti impiegati in oltre 1.600 aziende sparse in tutto il mondo.

Perché così tanti dipendenti si sentono insoddisfatti?

Trattamento ingiusto sul posto di lavoro

È la causa principale dell’infelicità lavorativa, che può manifestarsi attraverso retribuzioni disomogenee, la mancanza di supporto da parte dei colleghi o dei superiori, oppure un carico di lavoro eccessivo e irragionevole: è la percezione di perdere il controllo sulla propria vita e carriera a generare l’infelicità.

From money to meaning

Fino ad un tempo non molto lontano, la metrica che determinava quanto un lavoro fosse più o meno buono era la retribuzione; la pandemia ha però accelerato un trend già latente: chi lavora vuole trovare un significato in quello che fa, e la percezione della mancanza di meaning nei propri ruoli lavorativi è determinante nel giudicare la propria carriera, contribuendo in modo determinante al senso di insoddisfazione. Oggi, le persone cercano di sentirsi più legate al loro lavoro e desiderano essere entusiaste di ciò che fanno, piuttosto che puntare unicamente a guadagni o avanzamenti di carriera.

La mancanza di una mission condivisa può pesare sulla felicità e sulle prestazioni dei lavoratori.

Cattivo management

E questo è il vero punto dolente: una ricerca i cui risultati sono stati resi noti solo pochi giorni fa, condotta dal Chartered Management Institute (CMI) riportata dal britannico The Guardian, ha evidenziato una diffusa preoccupazione per la qualità del management aziendale che non riuscirebbe a controllare il toxic behaviour e l’impatto che questo ha sulla vita quotidiana dei lavoratori e quindi anche sulla loro produttività.

Quasi un terzo dei lavoratori britannici ha infatti dichiarato di aver lasciato un impiego a causa di una cultura negativa sul luogo di lavoro, con un terzo degli intervistati tra quelli che avevano dichiarato di avere un manager inefficace, che ha detto di essere meno motivato a fare un buon lavoro; e la metà di questi che sta pensando di dimettersi nei prossimi 12 mesi.

L’importanza di investire nella felicità dei dipendenti

Secondo lo State of the Global Workplace: 2023 Report di Gallup, le aziende con dipendenti coinvolti registrano profitti superiori e tassi di turnover e assenteismo notevolmente più bassi rispetto a quelle con lavoratori insoddisfatti. Il disimpegno dei dipendenti, secondo Gallup, rappresenta invece una perdita di produttività che ammonta a 8,8 trilioni di dollari, corrispondenti al 9% del PIL mondiale.

Il termine “employee engagement” – continua il rapport di Gallup, descrive l’impegno psicologico nei confronti del lavoro, del team e dell’organizzazione. È uno stato mentale che fluttua continuamente, influenzato dalle relazioni e dagli eventi sul posto di lavoro. I dipendenti impegnati sono mentalmente sul pezzo, pronti all’azione.

“I dipendenti impegnati sembrano persone fantastiche. Chi non ne vorrebbe di più?” Chiede in modo provocatorio Gallup, “Ma c’è un problema: Il coinvolgimento non è una caratteristica dei dipendenti, ma piuttosto un’esperienza creata da organizzazioni, manager e membri del team”.

La felicità paga

Eppure, la soddisfazione paga, anche l’azienda: ad aver brillantemente espresso questo concetto ci ha pensato l’esperto di leadership e organizational scientist Adam Grant, il quale ha evidenziato che i dipendenti che percepiscono un impatto positivo e significativo nel loro lavoro sono non solo più felici, ma anche più produttivi.

Con l’aggiunta, dati alla mano, che coloro che trovano significato nel proprio lavoro hanno maggiori probabilità di ottenere aumenti e promozioni.

Le persone tendono a prosperare in ambienti in cui si sentono legate, valorizzate e parte integrante del successo generale dell’organizzazione. Creare una cultura che favorisca questi legami non è solo fantastico per la fidelizzazione. È fondamentale per coltivare un team ad alte prestazioni (che influisce significativamente sui profitti).