Chi di noi non ha mai utilizzato un oggetto precedentemente posseduto da qualcun altro? Sia che si tratti di un vestito, un libro o qualsiasi altro elemento del nostro quotidiano, spesso decidiamo di riutilizzare per diverse ragioni: la consapevolezza della limitatezza delle risorse, la volontà di non contribuire alla produzione di nuovi beni oppure il legame emotivo che abbiamo con oggetti che hanno una storia da raccontare. In tutti questi casi, c’è un elemento cruciale che ci permette di riutilizzare tali oggetti: la loro identità. La loro riconoscibilità tra gli altri oggetti, che si trovino sugli scaffali di un negozio o su una piattaforma di e-commerce online.
Mentre questa affermazione può sembrare scontata per molti degli oggetti che ci circondano, grazie agli sforzi di branding e alla tracciabilità avanzata del prodotto in vari settori, è importante notare che esistono settori che devono ancora fare notevoli progressi in questo senso. Uno di questi settori è senza dubbio l’edilizia.
Mattoni, piastrelle, tegole, tubature, porte e finestre (e molti altri componenti costruttivi) sono semplicemente lì, installati nei nostri edifici, e rimangono lì fino a quando non dobbiamo ristrutturare la nostra casa o demolirla per costruirne una nuova. In quel momento, questi oggetti, che hanno fatto parte della nostra vita, diventano rifiuti.
Ma cosa accadrebbe se non dovessero diventare rifiuti?
E se fosse possibile attribuire loro un’identità?
E se gli edifici diventassero delle banche di materiali che mantengono il loro valore nel tempo?
E se il valore degli immobili in quanto manufatti, indipendentemente dai valori posizionali, fosse il risultato della somma dei valori dei materiali che li compongono?
In questo articolo, esamineremo come sia possibile restituire valore a questi materiali spesso trascurati, attribuendo loro un’identità e trasformandoli da rifiuti in preziosi elementi di valore.
L’impatto e le sfide nel settore edilizio
Il settore edilizio, un pilastro dell’economia, sta vivendo una trasformazione epocale con l’attenzione sempre crescente alla rigenerazione. Tuttavia, le sfide che ostacolano il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità in questo settore sono evidenti. Secondo la Commissione Europea, l’edilizia contribuisce per oltre il 35% al totale dei rifiuti prodotti nell’Unione Europea, con alcuni paesi che superano addirittura il 62%, come nel caso del Regno Unito nel 2016. La circolarità, ovvero la capacità di riutilizzare e mantenere in circolazione materiali edili, varia notevolmente da un paese all’altro, oggi nell’Europa nordoccidentale solo l’1% degli elementi edilizi viene riutilizzato dopo la prima applicazione. Sebbene un gran numero di elementi siano tecnicamente riutilizzabili, finiscono per essere riciclati mediante frantumazione o fusione, oppure smaltiti. Il risultato è un elevato impatto ambientale e una perdita netta di valore economico.
Ma perché, oggi, il tasso di circolarità nel settore edilizio rimane così basso? Ci sono diverse ragioni chiave:
Costi elevati: In molti casi, demolire un edificio esistente e costruirne uno nuovo è più economico rispetto a destrutturare e ristrutturare. I costi elevati legati al processo di smantellamento e riutilizzo sono un ostacolo significativo.
Usura e non rispondenza ai requisiti: Non tutti gli elementi possono essere riutilizzati per il loro uso originario, ma altri sì, o si prestano ad usi alternativi o a un riciclo dei componenti. Legno, ferro, materiali lapidei, e in generale gli elementi monomaterici possono più facilmente essere riutilizzati dei preassemblati.
Progettazione tradizionale: Le pratiche costruttive moderne spesso preferiscono soluzioni con fissaggi chimici piuttosto che meccanici, rendendo complesso o impossibile il processo di separazione e riutilizzo, o riciclo. Questo contribuisce al problema e costituisce una spinta all’innovazione dei settori verso sistemi “a secco o ad incastro” anziché monolitici, verso impianti ispezionabili anziché annegati indissolubilmente nelle strutture.
Mancanza di informazioni: Spesso mancano informazioni complete sui materiali esistenti disponibili, come la loro quantità, dimensioni, posizione e stato di usura. La mancanza di dati di base influisce sulla fiducia nell’impiego di materiali esistenti. Senza dati attendibili, come possiamo essere certi che i materiali risponderanno alle nostre esigenze?
In questa cornice, è evidente che il settore edilizio affronta sfide significative per raggiungere un’economia circolare. Tuttavia, ci sono soluzioni innovative in grado di affrontare queste sfide e promuovere una maggiore circolarità.
Costruire un Futuro Sostenibile: da dove partire
Per trovare ispirazione e soluzioni alla sfida della circolarità nel settore edilizio, possiamo rivolgere lo sguardo ai paesi del Nord Europa. Due progetti in particolare offrono spunti interessanti:
BAMB – Buildings as material banks: Questo progetto mira a ridefinire il concetto degli edifici esistenti, considerandoli come autentiche banche di materiali. L’idea è mappare attraverso “passaporti digitali”, materiali, prodotti, e componenti edilizi che compongono un edificio. Si andrebbe a creare così un database sempre aggiornato e accessibile rendendo ogni componente edile identificabile in termini quantitativi e qualitativi, facilitando così il loro riutilizzo in progetti futuri.
FCRBE – Facilitating the circulation of reclaimed building elements in Northwestern Europe: Questa iniziativa esplora il concetto di “urban mining,” cioè la ricerca di materiali scartati all’interno delle aree urbane che possono essere impiegati in nuovi progetti di costruzione e ristrutturazione. L’obiettivo è trasformare le città in vere e proprie miniere di risorse edili. Questo approccio punta a ridurre la dipendenza dai materiali vergini e a promuovere il riutilizzo di risorse già esistenti.
Questi progetti sottolineano l’importanza di 2 strumenti potenzialmente molto utili per intervenire nel settore edilizio:
Passaporti Digitali per Materiali – La creazione di documenti digitali dettagliati per classificare i materiali, i prodotti e le parti delle abitazioni. I passaporti permettono di dare un’identità a materiali e prodotti e di tracciare in modo rapido e integrato informazioni necessarie per consentirne il riutilizzo (le dimensioni geometriche, la composizione dei materiali, le certificazioni del produttore, istruzioni per lo smantellamento, un registro storico degli interventi effettuati, e informazioni qualitative sullo stato di usura, per citarne alcune)
L’utilizzo del “gemello digitale”– L’uso diffuso del Building Information Modeling (BIM), uno strumento di progettazione tridimensionale, consente di costruire un modello digitale del mondo reale, compresi gli elementi edili. Questo modello digitale (gemello) può replicare fedelmente un materiale, prodotto, edificio o persino intere città! fornisce un inventario digitale aggiornato di tutti i componenti di un edificio e permette di collegare metadati che identificano ciascun componente in termini quantitativi e qualitativi.
La combinazione di questi approcci apre la strada verso un nuovo modo di progettare e gestire gli edifici, dove il riutilizzo e la circolarità dei materiali diventano una realtà concreta.
I benefici della circolarità nell’edilizia
Uno scenario in cui BIM e passaporti digitali si integrassero nella progettazione e ristrutturazione aprirebbe la strada a una serie di benefici straordinari. L’integrazione di questi strumenti con tecnologie come Blockchain, AI, IoT e GIS potrebbe offrire vantaggi ancora più significativi, trasformando radicalmente l’industria delle costruzioni.
I vantaggi chiave nella progettazione e manutenzione di nuovi edifici sarebbero
Alto tasso di circolarità: Grazie ai passaporti digitali all’interno di modelli BIM integrati, si potrebbe promuovere l’uso di materiali e prodotti con un alto grado di riusabilità, rendendo più semplice lo smantellamento e il riutilizzo.
Programmazione delle manutenzioni e degli interventi: I dati sui materiali e sulle loro condizioni potrebbero essere utilizzati per pianificare le attività di manutenzione e gli interventi necessari in modo tempestivo.
Aggiornamento delle informazioni in fase di utilizzo: Durante l’utilizzo, le informazioni qualitative sui materiali verrebbero costantemente aggiornate, includendo registrazioni di manutenzioni, riparazioni e interventi che influenzano la vita dei materiali.
Accesso a marketplace per materiali residui: Un sistema connesso ai marketplace integrati con la tecnologia blockchain, faciliterebbe l’accesso in tempo reale a informazioni dettagliate sulla disponibilità e valore di materiali residui da altri edifici
Demolizione ristrutturazione mirate: Durante la demolizione o la ristrutturazione, si potrebbe intervenire in modo mirato per preservare i materiali di valore da mettere nuovamente in circolazione. Questo contribuirebbe a ridurre gli sprechi.
Quanto agli edifici esistenti, queste tecnologie potrebbero rivoluzionare le attività di mappatura e catalogazione dei materiali disponibili.
Supporto nella costruzione di modelli digitali: Sfruttando foto e dati raccolti sul campo, si potrebbero costruire modelli digitali accurati degli edifici esistenti con il supporto dell’AI per la progettazione in BIM
Risparmio di tempo e riduzione degli errori: Le attività manuali di inventario, spesso soggette a errori, verrebbero sostituite da procedure automatizzate.
Integrazione dei dati mancanti: Le informazioni mancanti sulla composizione dei materiali presenti negli edifici potrebbero essere integrate da altre fonti, migliorando la completezza dei passaporti digitali.
Mappatura territoriale dei materiali: A livello territoriale, sarebbe possibile mappare la disponibilità di materiali, semplificando l’approvvigionamento in tempo reale e riducendo i costi di stoccaggio.
In sintesi, questo scenario promette un futuro in cui i documenti catastali e le piantine obsolete lasciano il posto a sistemi digitali integrati, completi e costantemente aggiornati.
La città miniera
Mario Cucinella, noto architetto e sostenitore della sostenibilità nel design, parla di città miniera. L’idea di fondo è concepire la città come una miniera in cui sono presenti già tutti i materiali che servono per costruire altre città, altri edifici innovativi e contemporanei. Ferro, acciaio, cemento, vetro, pietra, tutti materiali di risulta delle costruzioni precedenti possono essere riutilizzati per l’edificazione di nuovi edifici. È esattamente ciò che hanno compiuto i nostri antenati nelle città precedenti, quando ad un paradigma antropologico se ne è sostituito un altro. Così i marmi del Colosseo furono utilizzati per la costruzione del loggione di san Pietro in Vaticano, oppure colonne di templi antichi sono stati utilizzati per la costruzione di nuove chiese.
Questa mentalità sposta il focus dalla costruzione tradizionale alla concezione di edifici come risorse preziose che possono essere estratte e riciclate. La città stessa diventa una riserva di materiali pronti per essere riutilizzati, riducendo così la dipendenza da nuove risorse vergini. L’adozione di questi approcci non solo ridurrebbe l’impatto ambientale del settore edilizio, ma stimolerebbe anche l’innovazione, la collaborazione e la creazione di valore a lungo termine. È il momento di abbracciare la sfida di costruire un futuro in cui il concetto di “rifiuto” nel settore edilizio sia sostituito dalla prospettiva entusiasmante di costruire con ciò che già esiste, trasformando le nostre città in vere e proprie miniere di risorse edili.